Dopo la mostra e il libro dedicato alle fotografie di classe, la biblio.ludo.teca offre un nuovo accento dedicato alla storia locale che arricchisce l’Expo Valposchiavo: «Volti di famiglia, 1880-1960». Un album di famiglia da riscoprire.
Esposizione fotografica in biblio.ludo.teca
Un matrimonio e nessuno sorride; occhi sbarrati verso l’osservatore; sguardi severi che sembrano un monito; personaggi sfocati da sembrare un fantasma intrufolatosi in un compassato gruppo di persone. Per l’osservatore di oggi le fotografie storiche sono spesso un mistero. Una prima spiegazione è presto trovata ed è di ragione tecnica: agli esordi della fotografia, i tempi di esposizione erano lunghi; bisognava stare immobili fino a tre minuti perché la sensibilità delle lastre in vetro era limitata. Non esiste un sorriso che sostenga simili tempi, per questo i fotografi intimavano ai soggetti di rimanere fermi, seri e composti.
Ma le foto di un tempo raccontano anche altre storie, come rivela la mostra della biblio.ludo.teca. Già dagli ultimi anni dell’Ottocento, in valle nasce la voglia di immortalare momenti importanti della vita, di fissare volti, di ribadire – grazie alla nuova tecnica molto più accessibile rispetto alla ritrattistica classica – che anche noi ci siamo, che, pur essendo semplici contadini, commercianti, doganieri, insegnanti o casalinghe, comunque anche noi siamo qualcuno.
La storia in immagine
Il gusto di queste foto, inizialmente realizzate da professionisti itineranti e poi vieppiù popolarizzata grazie a fotocamere più maneggevoli e finanziariamente accessibili, rispecchia i gusti e i desideri dei committenti. Nelle nove sezioni del percorso espositivo, si scoprono gli emigrati che si sono fatti ritrarre con il vestito della domenica o con un fantasioso costume esotico per avere qualcosa da mandare a casa. Sono documenti che dimostravano (o davano l’illusione) ai cari rimasti a casa che tutto andava bene, che veramente si mangiava abbastanza, che l’obbiettivo di avere una vita migliore era raggiunto. Si scoprono poi momenti chiave come il matrimonio; ci si faceva ritrarre per un anniversario o semplicemente perché il fotografo passava di là al momento giusto. Il ritratto, per secoli un’esclusiva delle classi più abbienti, era diventato accessibile grazie alla fotografia. In valle un po’ tutti scoprirono il piacere di questo tipo di immagine da incorniciare, di ricordo da tenere nell’album, di testimonianza da tenere sul comodino. La popolazione della valle non scompare più con la morte, rimangono dei documenti che raccontano come eravamo.
Per oltre un secolo, prima di Photoshop, il ritratto fotografico era veritiero, i difetti non si potevano correggere. Tutto dipendeva dall’arte del fotografo: la disposizione delle persone, la direzione dello sguardo, lo sfondo e la luce. E qui la selezione offerta dalla mostra permette di ripercorrere in modo esemplare l’evoluzione del genere in valle, ma vi si leggono anche i cangianti gusti della moda, le diversità sociali fra i villaggi e le confessioni.
100 scatti riprodotti in grande formato e due album con altrettante immagini raccontano ottanta anni di storia della valle, dal 1880 al 1960. Brevi e puntuali schede introducono i temi e le sezioni offrendo una chiave di lettura per comprendere meglio le immagini.
Documenti salvati all’oblio
Questa mostra è il frutto di anni di lavoro; è una selezione tematica di un patrimonio storico che cresce. Alessandra Jochum-Siccardi e Pierluigi Crameri hanno dapprima raccolto l’eredità di Luigi Gisep, digitalizzando il suo archivio fotografico per conto della Società Storica Val Poschiavo e poi hanno continuato, accogliendo nuove foto in quello che si chiama ormai Archivio fotografico Valposchiavo.
I due hanno parlato con decine di persone, vagliato migliaia di immagini, selezionato, documentato. Grazie a loro, nomi, contesto e memoria legati alle immagini non andranno persi. Oltre alla mostra e poi al libro dedicato alle scolaresche, al nuovo libro della Società Storica dedicato all’agricoltura e a questa mostra, è soprattutto il sito www.istoria.ch a dimostrare la ricchezza del materiale raccolto. Grazie al loro impegno, le fotografie, messe a disposizione dalla popolazione, diventano patrimonio comune. Il successo del libro dedicato alle classi parla da solo: coltivare la memoria è una necessità, il lavoro realizzato dalla collaborazione fra biblio.ludo.teca e Società Storica trova il consenso meritato.
Con questa mostra il lavoro di documentazione fa un ulteriore passo per valorizzare e divulgare quanto raccolto. Ci racconta la vita privata di un tempo; quella vera e quella messa in scena per il fotografo, che va decifrata attraverso l’osservazione attenta. Per chi non l’avesse ancora vista, la mostra «Volti di famiglia» rimane aperta anche oltre Expo Valposchiavo, fino al 17 dicembre. Da non mancare.
Didascalia foto
Andrea Zanolari (1880-1957) e Caterina Zanolari-Sozzi (1879-1961), di San Carlo. La foto, realizzata da un fotografo itinerante, sorprende per la perfetta composizione: la spalla di lui dietro alla moglie e il capo leggermente chino sono espressione di affetto e protezione. Una relazione lunga una vita, fatta di fatiche e lavoro ma anche di condivisione e di amore, riassunta in un’immagine.
Di Daniele Papacella, www.ilbernina.ch