A partire dagli anni Quaranta l’aumento costante della richiesta di energia elettrica porta le Forze Motrici Brusio ad ampliare i propri impianti.

Fra gli interventi realizzati figura il potenziamento del bacino di Monte Scala, che permette di incrementare l’acqua disponibile nella sottostante centrale di Campocologno, rendendo interessante lo sfruttamento anche del dislivello di 13,2 m fra la centrale e il confine con l’Italia.

Nel 1948-1949, dunque, si costruisce a ridosso della frontiera la cosiddetta “Centralina” (Campocologno II), poco più a sud della centrale esistente (Campocologno I).

Tramite un canale vi si fa confluire l’acqua già turbinata nella centrale e vi si convoglia anche l’acqua del fiume Poschiavino mediante uno sbarramento nelle vicinanze.

In uscita dalla centrale Campocologno I il canale è scoperto. Il tratto in pendenza prima di giungere al gruppo macchine della “Centralina” è invece inglobato nell’edificio. Misura in tutto circa 200 m.